Fraternità

Abbiamo vissuto giorni intensi di fraternità al Centro di Spiritualità di Notre Dame a Bissau, un centro creato dai missionari del PIME per dare la possibilità ai cristiani guineensi di trovare giorni di riposo spirituale e di sostare in un clima di silenzio e di preghiera. Qui passano tutti gli anni anche molti missionari e missionarie per gli esercizi spirituali e altri momenti di formazione.

Gianni Criveller, padre del PIME e coordinatore dell’equipe per la formazione continua dei sacerdoti del PIME, p. Luigi Bonalumi, rettore del Seminario Teologico Internazionale del PIME di Monza, p. Gabriel Amal Costa responsabile dei padri del PIME della Regione Africa, in collaborazione con il suo consigliere p. Jaime Coimbra do Nascimento, hanno organizzato una settimana di formazione per i Padri e i Fratelli del PIME, missionari in Tunisia, Chad, Camerun, Costa d’Avorio e Guinea-Bissau, con il tema: Interculturalità e fraternità. Vie della missione e impegni per una famiglia di apostoli.

Alla formazione sono state invitate anche le Missionarie dell’Immacolata che vivono in Guinea-Bissau, e una famiglia di Laici dell’ALP, missionaria a Catió, nel sud della Guinea-Bissau.

In tutto i partecipanti alla formazione erano trentacinque, tra missionari e missionarie provenienti da diversi paesi: Italia, India, Brasile, Bangladesh, Myanmar, Filippine, Camerun, Papua Nuova Guinea, accomunati dalla stessa spiritualità missionaria e dall’impegno di annunciare il Vangelo in terra africana. Un’occasione unica per condividere le gioie e le fatiche missionarie e per approfondire la conoscenza della cultura africana, della visione della realtà e delle relazioni fondamentali che legano le persone alla propria famiglia, alle proprie radici, agli antenati.

Il Corso è durato cinque giorni, da domenica 21 gennaio a venerdì 27 gennaio.

Il formatore Abbé Benjamin Akotia, sacerdote diocesano del Togo, professore di Sacra Scrittura, Antico Testamento e vice rettore all’Università Cattolica dell’Africa Occidentale di Abidjan in Costa d’Avorio, ci ha introdotti alla cultura africana a partire dalla sua competenza come studioso biblista e antropologo e per mezzo del metodo dialogico fatto di racconti a partire dalla sua esperienza personale, e di numerose domande poste dai missionari, inseriti nella realtà africana.

Ogni giorno Abbé Benjamin ha toccato un elemento tipico della cultura africana: la parentela, i racconti, la stregoneria e gli antenati, i balli e i riti, condividendo con noi la visione dell’uomo africano legato alla Religione Tradizionale Africana (RTA). Ci ha aperti nuovi orizzonti, provocandoci su nuovi modi di essere missionari e missionarie, mostrandoci e spiegandoci come un africano vede e pensa la realtà, e cercando di farci sentire il sussurro dell’Africa.

Nel pomeriggio ha proposto una lectio divina del libro di Tobia sul tema della fraternità, legato a quanto affrontato in mattinata con riferimento alla vita missionaria.

Sono molto felice di essere qui per molte ragioni: la missione è un dono di Dio, e da poco più di un anno questa verità si riconferma per me, rientrata in Guinea-Bissau nel gennaio dell’anno scorso, dopo un tempo dedicato alla mia famiglia d’origine.

Il Signore mi manda ancora una volta ad annunciare il Vangelo e ad accompagnare fratelli e sorelle con rispetto, senza mai sostituirmi a loro, ma lasciandomi accogliere da loro come ospite.

La riflessione di questi giorni mi ha portato a rivedere le modalità dell’evangelizzazione, spogliandomi dall’inganno di pensare che il mio modo di accogliere il Vangelo sia l’unico possibile e aprendomi con maggior fiducia al popolo che mi accoglie, sapendo che, anche lui sarà in grado di fare spazio al Signore Gesù, affinché il Vangelo si radichi in questa terra e porti frutto.

Vedere le cose da un altro punto di vista mi apre la mente e il cuore all’altro, a vedere mio fratello, mia sorella, diversi da me per mentalità e cultura, come figli amati da Dio e degni di stima e di rispetto. E questo anche nelle nostre comunità interculturali e internazionali.

Siamo qui per annunciare il Vangelo, e facciamo il «tifo» affinché i cristiani d’Africa, rispondano con la loro voce, la loro sensibilità e il loro modo di essere al Vangelo, arricchendo la Chiesa e il mondo della propria originalità. Come la parabola del seminatore ci invita: annunciamo la Parola di Dio senza misura, con generosità e impegno, affinché il raccolto di questa terra possa contribuire alla sua salvezza.

Sr. Ornella Garzetti, Guinea-Bissau

 

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