In India, in Bangladesh, ad Hong Kong, nel Nord Africa, in Camerun e in Guinea Bissau condividiamo esperienza di dialogo con la comunità musulmana.

In questo ultimo appuntamento con la rubrica “Dimmi dell’Islam”, vorremmo condividere con voi le varie esperienze nelle quali noi Missionarie dell’Immacolata cerchiamo di rendere concreto il dialogo tra religioni, in particolare in quei contesti in cui la nostra vita si intreccia con i fratelli e le sorelle musulmane.

Infatti, con Papa Francesco siamo convinte che: “In un vero spirito di dialogo si alimenta la capacità di comprendere il significato di ciò che l’altro dice e fa, pur non potendo assumerlo come una propria convinzione. Così diventa possibile essere sinceri, non dissimulare ciò in cui crediamo, senza smettere di dialogare, di cercare punti di contatto, e soprattutto di lavorare e impegnarsi insieme”; (Francesco, Lettera enciclica Fratelli Tutti, 203).

Siamo presenti in 10 paesi, tra gli altri, quelli in cui abbiamo modo di contattare più da vicino l’esperienza dei credenti musulmani sono l’India, il Bangladesh, Hong Kong, alcune regioni del Nord Africa, Camerun e Guinea Bissau.

Abbiamo chiesto direttamente alle sorelle che lavorano in questi Paesi di condividere con noi la loro esperienza; i loro racconti ci aiutano a capire qual è il senso del camminare insieme, nella quotidianità di un dialogo di vita semplice fatto di scambi, collaborazione e preghiera.

Dall’India:Il nostro impegno nel dialogo interreligioso in India è piuttosto informale. Viviamo quotidianamente tra persone di fedi diverse e le accompagniamo nelle nostre istituzioni, in particolare nelle scuole, dove alcuni alunni e parte del personale non sono cristiani. C’è collaborazione e cooperazione tra di noi e si cerca di vivere in armonia; nelle varie attività di sviluppo organizziamo incontri, workshop o seminari insieme ad altri gruppi religiosi in vista di una comprensione e un arricchimento reciproci e di un dialogo interreligioso.

Nelle assemblee scolastiche, ad esempio, cerchiamo di creare tempi e spazi di condivisione delle esperienze religiose di alunni e professori. In questi momenti, leggiamo insieme le Sacre Scritture delle altre religioni e ne celebriamo le feste più importanti, incoraggiando i bambini a rispettare e valorizzare le altre tradizioni, le loro popolazioni e le loro culture, educandoli ai valori della pace, dell’amore e della fratellanza che sono sanciti anche dalla nostra Costituzione indiana.

Anche nelle attività pastorali incontriamo persone di tutte le religioni ed è per noi un momento di conoscenza reciproca. Ci rispettano, ci accolgono e ci chiedono persino di pregare nelle loro case, nonostante in India ci siano ancora, purtroppo, episodi di intolleranza, discriminazione e persecuzione violenta sia contro i cristiani che contro i musulmani. Le nostre relazioni vogliono crescere sempre più in un dialogo di vita. 

(sr. Margaret Mary – Hyderabad)

Dal Bangladesh: “Uscendo di casa è matematicamente impossibile non incontrare un mussulmano: al mercato, attendendo l’autobus, all’ospedale, a scuola… Il popolo bengalese è molto socievole e curioso, questi atteggiamenti permettono di sperimentare un   dialogo di vita quotidiano.  

I musulmani che incontriamo si confidano e condividono gli eventi della loro vita. In questo modo entriamo nelle loro famiglie, conosciamo le loro tradizioni. I musulmani ci invitano per le loro feste, e chiedono la nostra benedizione. Sentiamo che le nostre vite sono legate alle loro, intrecciamo rapporti sinceri, affettuosi, profondi. Proprio attraverso questi rapporti passa anche l’esperienza di Gesù e, dalla loro testimonianza di fede, impariamo ad affidarci maggiormente al Signore e ci sentiamo uniti nello stesso cammino verso Dio Padre”.

 (sr. Annamaria)

Da Hong Kong: “Nel Collegio Papa Paolo VI, la scuola media e superiore che amministriamo a Hong Kong e che accoglie più di 700 ragazze studenti, ci sono una quindicina di ragazze musulmane, la maggior parte delle quali è di origine pachistana. Le loro famiglie decidono di affidare a noi la loro formazione poiché la nostra è una scuola per ragazze dove si respira un’aria religiosa. Per queste studenti frequentare la nostra scuola è un’opportunità di crescita e apertura; devono parlare cinese ed inglese e, contrariamente a ciò che accade nelle loro famiglie, hanno la possibilità di fare amicizia con le ragazze cinesi e incontrare persone di diverse religioni. Allo stesso tempo, la loro presenza è per noi motivo di ricchezza perché ci dà l’opportunità di conoscere qualcosa della loro cultura e della loro religione. Ogni anno in occasione dell’Eid Al-Fitr, una delle più importanti feste dell’Islam, invitiamo queste ragazze a guidare la preghiera mattutina spiegando alle altre quali sono le diverse pratiche tipiche del mese di Ramadan, associato a questa festa. Quest’anno nel nostro corpo insegnante si è inserita una professoressa di inglese, anche lei musulmana di origine pachistana. La sua è una presenza bella che dà la possibilità a queste ragazze di vedere già in atto la realizzazione dei loro studi”.

(sr. Marinei)

Dal Camerun: “Viviamo con i musulmani soprattutto il dialogo della vita quotidiana. Ho molti ricordi positivi del mio periodo di missione a Bibemi, a nord del paese, dove la loro presenza è maggioritaria. Nei miei incontri ciò che mi ha colpito è il rispetto verso noi donne consacrate e la nostra missione. Questo l’ho potuto sperimentare nel dispensario, nelle scuole, ma non solo. Ricordo con riconoscenza un finanziere che ci ha aiutate a sdoganare alcuni pannelli solari dicendo: “Mi fa piacere aiutare voi e la vostra missione, perché voi lavorate per tutti”. Talvolta i musulmani si avvicinano con curiosità, ci fanno e si fanno delle domande come è capitato con il ragazzo che veniva ad aiutarci a sistemare le antenne della televisione. Un giorno, dopo aver osservato il via vai della gente alla missione, mi ha detto: “Ma tu, aiuti solo i cristiani o anche gli altri?”. “Noi aiutiamo tutti”. Ho visto un po’ di stupore sul suo viso e poi mi ha chiesto se potevo aiutarlo a trasportare il gasolio dalla città al villaggio per guadagnare qualcosa. Mi colpisce la semplicità e la fede profonda che vedo intorno a me. Quando ci si sposta sui mezzi pubblici, spesso condotti da uomini musulmani, è normale fermarsi durante gli orari di preghiera, nessuno si lamenta, c’è chi fa la preghiera, chi approfitta della sosta per sgranchirsi un po’ le gambe, chi rimane semplicemente ad aspettare. C’è rispetto reciproco, non importa se si è cristiani, musulmani o praticanti delle religioni tradizionali. Siamo tutti umani. Questo è quello che conta!”.

(sr. Lucia).

 Dalla Guinea Bissau: “La mia esperienza di convivenza con l’Islam è piccola, semplice, fatta di buoni rapporti di fraternità e collaborazione. Dei 54 professori statali che lavorano nelle nostre scuole in autogestione a Bissorã, poco più di una decina sono musulmani. Con loro c’è un grande rapporto di stima e condivisione dei valori educativi, rapporto che ci unisce da anni nell’insegnamento agli alunni.

Con il vicedirettore della nostra scuola di Dame, la più grande, che conta 465 alunni, c’è un dialogo quotidiano e di stretta cooperazione per la gestione della scuola e dei problemi che toccano gli alunni (problemi di salute, famigliari, di apprendimento…), una collaborazione che lo coinvolge anche in orario extrascolastico. Sento che il suo modo di essere professore e vicedirettore, è vissuto come una vocazione e con grande spirito di paternità, ha radici nella sua fede e nel Dio in cui crede… il Misericordioso”.

         (sr. Anna)

 

a cura di sr. Marta Arosio

Sr. Marta è Missionaria dell’Immacolata dal 2010, nel 2014 raggiunge il nord Africa dove rimane per quattro anni. Richiamata in Italia approfondisce lo studio della lingua araba e dell’islamistica presso il PISAI (Pontificio di studi arabi e islamistica) a Roma dove consegue la licenza nel 2021 con una tesi sull’ospitalità vista attraverso gli occhi di un mistico islamico egiziano del XVI secolo.

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