Ho conosciuto le Missionarie dell’Immacolata, nell’adolescenza, quando frequentavo la loro scuola di S. Maria a Watuluma. Dai 14 ai 17 anni, ho visto il loro stile nell’insegnare, osservavo come lavoravano in ospedale e come visitavano le famiglie e i villaggi: il loro modo di incontrare la gente mi ha conquistato; sentivo di aver trovato la mia casa, la Congregazione dove far vivere la mia chiamata.

Un esempio di Missionaria dell’Immacolata che mi porto nel cuore è quello di una suora anziana della comunità di Watuluma, che nonostante l’età e gli acciacchi andava ancora a visitare le famiglie camminando anche 4 ore per raggiungere i villaggi. Sì, come lei, così volevo spendere la mia vita!

Arrivata alla decima classe, che per noi corrisponde al termine della scuola, avevo maturato la mia scelta di entrare in convento tra le Missionarie dell’Immacolata. Avevo 17 anni. L’ho condiviso con mamma, che si è detta favorevole, ma che mi ha detto subito di parlarne anche con papà, perché era il suo parere quello determinante. La cosa non mi tranquillizzava davvero: papà non è cattolico, ma un pastore metodista; inoltre io sono la prima dei miei fratelli, e nella tradizione culturale del mio paese la figlia maggiore deve sposarsi per poi aiutare a far crescere la famiglia, occupandosi dei fratelli e delle sorelle. Non mi avrebbe mai lasciato andare! Proprio per questo mamma mi ha detto: ‘Dobbiamo metterci a pregare!’. Come facevamo tutti i giorni, mentre papà era via per lavoro, mamma tirava fuori dalla borsa una statuetta della Madonna a cui era molto legata e insieme ai miei fratelli e sorelle cominciavamo a pregare il rosario. È stata Maria, quasi come una seconda mamma, che mi ha dato la forza e l’ispirazione per continuare sulla mia strada… Dopo due settimane di preghiera intensa mamma mi disse che era arrivato il momento di parlarne con papà.

“Perché?”. È la domanda che mi sono sentita rivolgere per ben tre volte da papà, dopo avergli espresso il desiderio di diventare suora missionaria. Poi, con le lacrime agli occhi, ho ascoltato una parola dura. Papà con molta serietà ha aggiunto: “Ormai sei grande, fa’ quello che vuoi!”. Aveva preso le distanze da me e dalla mia scelta.

Questa difficoltà vissuta in famiglia ha molto arricchito la mia vita e rafforzato la mia scelta e la mia fede, e di questo oggi ringrazio il Signore. Nel tempo, tanti passi di riavvicinamento sono stati fatti: papà ha partecipato alla liturgia di ringraziamento per la mia professione, poi ha pregato il Rosario con tutta la nostra famiglia per affidare la mia vocazione alla Madonna. Il Signore è grande e in Lui tutto è possibile!

Nel mio percorso di Missionaria dell’Immacolata, ho avuto tante possibilità e sorprese: un’esperienza di 9 mesi in India prima della professione perpetua, un tempo di preparazione e studio in Italia e la destinazione in Bangladesh, che è arrivata proprio inaspettata!

Il mio desiderio come missionaria è poter raggiungere tutti, specialmente i ragazzi e i bambini che vivono per strada o non hanno possibilità di crescere bene e studiare: vorrei, sull’esempio di Gesù, poter cambiare la loro vita e dare fiducia e speranza. Mi affido al Signore, ma soprattutto a Maria, che mi ha accompagnato tutti i giorni della mia vita, perché ancora nella mia vita missionaria io possa dire: “Davvero tutto è possibile a Dio!”

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