Essere pazienti non significa essere fragili, ma aver scoperto una nuova forza interiore.

Arrivata ad Hong Kong, per due anni ho dedicato il mio tempo allo studio del dialetto cinese locale, il cantonese, che è molto difficile e mi ha richiesto molta dedizione, pazienza e forza di volontà. Imparare il cantonese, infatti, è stata la prima sfida che ho incontrato qui, e non avevo alternative se non cercare di superarla.

Quando ero ancora in Brasile, uno dei commenti più frequenti che sentivo su Hong Kong era sulla lingua molto difficile. Questo mi impauriva, soprattutto quando dicevano che si tratta di una lingua tonale, che usa toni diversi, come quando si canta. Sentendo questi commenti mi intimorivo perché non sono molto brava a cantare e non sento nemmeno la differenza tra alto e basso nella musica.

Cominciando lo studio del cantonese, ho fatto la mia esperienza personale e ho imparato sulla mia pelle il grado di difficoltà di questo processo di formazione. All’inizio, mi sono sentita molto piccola davanti alla sfida immensa di imparare il cantonese. Mi sentivo persa in mezzo a toni e caratteri, senza sapere da dove cominciare. Molto lentamente ho cominciato a fare qualche piccolo passo, ma significativi nel lungo cammino di assimilazione della parlata locale.

Imparare il cantonese è come imparare più di una lingua. La prima cosa che si impara è la romanizzazione, cioè la pronuncia dei caratteri cinesi tramite lettere romane, con segni distintivi per indicare i toni. Il cantonese ha sei toni diversi: 休 yāu; 楺 yáu; 幼 yau; 有 yáuh; 油yàuh; 又 yauh. Saper distinguere i toni è fondamentale, perché le stesse lettere, pronunciate con toni diversi, possono avere significati diversi, per esempio la parola ‘Signore’ (主 jyú) e ‘maiale’ (豬jyū), o ‘sapere’ (識 sīk) e ‘mangiare’ (食 sihk). Immaginate pronunciare ‘Signore’ o ‘sapere’ con il tono sbagliato!

Poi vengono i caratteri, che si differenziano tra caratteri scritti (現在 yihnjoih = adesso) e orali (而家 yìhgā = adesso), non tutti quelli che si usano per parlare, infatti, si usano nella scrittura. Ogni carattere è composto da due parti: la pronuncia e il significato.

Sia la romanizzazione che i caratteri devono essere memorizzati, imparati con il cuore e la mente. Per questo si passano ore e ore scrivendoli, ripetendoli e ascoltandoli. I caratteri cinesi sembrano non finire mai, sono tanti e molto interessanti. Ognuno ha un suo significato e capirli non è semplice, c’è bisogno di molta pazienza per studiarli uno per uno.

Studiare cantonese è un cammino lungo. Io sono solo all’inizio e non so quando arriverò alla fine. Grazie a quello che ho imparato in questi mesi di studio nell’università, sento già la gioia di potermi comunicare con le persone, di leggere piccoli testi cinesi facili e in questo modo comprendere meglio la dinamica vitale del popolo cinese.

Imparare la lingua della gente fa parte della missione che Dio mi ha affidato e sono sicura che Lui mi dà e continuerà a darmi la grazia di imparare sempre più il cantonese

Sr. Maria Clara Pires – Hong Kong-Cina

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