Sono cresciuta con l’immagine di un Dio giusto giudice che punisce i suoi figli. A scuola ero stata abituata a segnare le bugie e le parolacce che dicevo secondo il numero esatto di quante ne pronunciavo ogni giorno. Forse per tutte queste cose alla fine delle medie, a 11 anni, ho cominciato a sentire una grande avversione, un forte rifiuto di questo Dio e mi sono allontanata da Lui.

All’età di 14 anni, poi, l’insegnante di Religione delle Superiori è riuscito a capovolgere l’idea che mi ero costruita e mi ha mostrato un altro volto di Dio: misericordioso, che perdona e vuole la nostra gioia. Subito mi sono detta: “I miei figli dovranno conoscere questo Dio… avevo sofferto troppo con l’immagine che mi era stata trasmessa da bambina!”

Dopo il mio matrimonio con Alberto in parrocchia mi fu chiesto di fare la catechista, ma mi sentivo inadeguata e impreparata per questo compito. Il sacerdote insistette e motivò la sua richiesta dicendomi: “Ma lei non parla di Dio alle sue figlie?” Risposi di sì: “…ma da questo a fare la catechista!!!” Così mi propose di partecipare ad un corso per catechisti; ma anche così mi sembrava di non essere ancora pronta per tenere un incontro di catechismo ai bambini. A mia insaputa infine, il sacerdote stesso, un giorno, decise di venirmi a trovare per preparare insieme la lezione che da quel giorno avrei condiviso con i bambini, senza più dubbi. Sono stata catechista per 17 anni, quando all’età di 55 anni, con mio marito, abbiamo scelto di far parte del gruppo missionario parrocchiale. Fu così che la nostra vita cambiò direzione o meglio imboccò una strada senza più uscita. Durante uno degli incontri del gruppo missionario, venne a trovarci sr. Sonia, delle Missionarie dell’Immacolata, e a parlarci di missione. Alberto la accompagnò poi a casa e durante il tragitto sr. Sonia lo invitò a partecipare agli incontri di preghiera che si tenevano ogni lunedì sera presso la sede delle Missionarie dell’Immacolata a Milano. Accettammo l’invito e decidemmo di non mancare mai a questo appuntamento.

Dopo tre o quattro anni ci venne fatta la proposta di entrare nel gruppo di laici che si stava costituendo; un gruppo di uomini e donne e alcune famiglie (circa 15 persone in tutto) legati alla spiritualità delle suore missionarie. Sr. Emanuela e sr. Silvia ne erano le responsabili. Anche a questo appello rispondemmo positivamente. Ci incontravamo una volta al mese per approfondire i temi della Spiritualità missionaria: “I voti e la missione; Gesù: Apostolo del Padre etc.”.

Diverse suore collaboravano con noi nella formazione facendoci progressivamente innamorare della missione e risvegliando in noi la passione e l’entusiasmo per l’annuncio. A quel tempo con mio marito saremmo partiti anche per una terra di missione, ma ci venne chiesto di continuare la preparazione e abbiamo obbedito. Oggi Alberto non è più al mio fianco. Dopo i primi cinque anni del nostro percorso in Comunità Laici MDI cominciavano già a manifestarsi i primi segnali della sua malattia che, fortunatamente, non lo ha mai colpito in tutta la sua gravità. Posso dire tuttavia che non ha mai perso la sua docilità, la sua mitezza: si è letteralmente consegnato nelle mani dei medici e degli infermieri che lo avevano in cura. Era un uomo di preghiera e io ho imparato da lui ad offrire la mia al suo posto quando il suo spirito non era più presente: Lui è diventato ben presto la mia terra di missione.

Anche nella malattia abbiamo continuato a seguire la Comunità. Dalle suore, ci sentivamo a casa: apprezzavamo la loro competenza, la loro testimonianza e il loro stile di vita. Il gruppo apriva i nostri orizzonti al mondo. Siamo cresciuti nell’amicizia, nell’affetto e nell’arricchimento reciproci. Abbiamo imparato a conoscere e riconoscere l’amore di Dio verso di noi e verso gli altri: abbiamo compreso che cosa vuol dire avere un amore universale. Attraverso la Rivista MDI accompagnavamo la vita delle missioni. In parrocchia, inoltre, continuavamo a frequentare il gruppo missionario, con il quale condividevamo quanto imparato, ma anche per mettere in pratica la nostra vocazione missionaria. Graziella, nostra amica e collaboratrice in parrocchia, è diventata anche lei membro della Comunità Laici MDI.

Sentivamo la necessità di tenere vivo il gruppo come luogo di crescita per tutti e spazio di accoglienza per tanti altri ancora. Poi sono venuti degli anni di revisione: se da una parte il gruppo si consolidava, dall’altra abbiamo sofferto le scelte di chi decideva di andarsene, come se si aspettasse qualcosa di più dalla vita missionaria e dalla convivenza comunitaria. Abbiamo imparato a perseverare, ad andare avanti nonostante questo. Alle suore stava a cuore il nostro cammino: lo abbiamo sentito ogni volta che ci veniva chiesto un cambiamento, ogni volta che venivamo affidati a una nuova sorella: cura e novità. Come ciò che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Cura e novità che sono semi di speranza e promessa di futuro. Anche per me che ho già salutato le mie 80 primavere!!

Matilde Re, Comunità dei Laici Mdi, Milano

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