Proprio il giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato è stato pubblicato “Under the canopy”, la prima opera discografica di “MigrAngels“, band nata nel dicembre 2016 nell’ambito della collaborazione tra Agape srl Impresa Sociale, Il Rosone, Villa Angela e la Parrocchia di Sant’Antonio da Padova di Trecase che mette alla luce l’integrazione  dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale ospitati nei Centri di accoglienza straordinaria del Vesuviano.

L’iniziativa culturale vede le tradizioni  musicali di alcuni migranti originari del Senegal, della Nigeria e del Camerun fondersi con quelle più propriamente mediterranee ed europee. I suoni, le atmosfere e le parole s’intrecciano con l’obiettivo annunciato di creare atmosfere che abbattono le barriere e trascinano l’audience in un vortice di emozioni.

Don Federico Battaglia, parroco della parrocchia «Sant’ Antonio» di Trecase, ha presentato i «MigrAngels», ai giovani campani che si preparavano al pellegrinaggio verso Roma per l’incontro con il Papa lo scorso 10 e 11 agosto 2018. Ci racconta come è nata l’idea della band formata da migranti accolti nei centri di accoglienza campani che, attraverso la musica, hanno superato ogni barriera: linguistica, culturale e religiosa.

“Pensando a due dei quattro verbi che il Papa ha proposto nel parlare di accoglienza e integrazione, i due che ci riguardano più da vicino, non sono quelli relativi all’accoglienza immediata, ma quelli che mirano all’inserimento effettivo dei migranti nel tessuto del territorio: il PROMUOVERE e l’ INTEGRARE.

L’idea di una band è partita da un’insegnante di italiano, un caro amico, che insegna con la musica, e fa della musica un veicolo per integrare e mescolare le lingue.

La proposta dura da un anno e mezzo ed ha già incontrato 25.000 persone, inciso un cd, percorso strade, comunità politicamente schierate, scuole, parrocchie, ed è arrivata a Pozzuoli per accompagnare i giovani verso i due giorni con il Papa dell’11 e 12 agosto, è appunto quella di una band italo-migrante, i MigrAngels.

“E’ importante – racconta don Federico – il fatto che non sia solo una band di migranti, ma che, grazie al coinvolgimento di ragazzi e ragazze della mia parrocchia, si siano mescolati il napoletano con il dialetto senegalese. Il risultato artistico, ma soprattutto di integrazione è stato fenomenale. Attraverso il linguaggio musicale, infatti, ci siamo accorti che è possibile entrare in contesti in cui forse anche un prete non sarebbe compreso o gradito, come nei contesti politicizzati di qualsiasi matrice.

I ragazzi migranti coinvolti sono ora otto, dai 22 ai 32 anni, perché per noi è importante lavorare con numeri ridotti, e presentare il migrante come una persona a cui sta a cuore il bene comune, disposto a collaborare con la realtà e la società che lo accoglie. I nostri ragazzi, infatti si sono impegnati nel momento di terremoti e sismi per aiutare nella ricostruzione, e nel periodo degli incendi, nelle zone vesuviane, si sono resi disponibili a spegnere il fuoco e a ricostituire la vegetazione.

In un territorio, come quello del napoletano, che soffre moltissimo la mancanza di lavoro e la conseguente diffusione della delinquenza questi giovani sono visti come dei partners solidali. La migrazione giovanile degli anni ’90, la cosiddetta “fuga dei cervelli”, ha causato una diminuzione notevole della popolazione giovanile: se Torre del Greco (NA) arrivava a 110.000 abitanti, oggi ne conta circa 80.000. Forse noi adulti abbiamo fatto troppo poco per questa generazione nel nostro territorio, abbiamo lottato troppo poco e ora ci accorgiamo di quanto ci sia bisogno di proposte costruttive, pacifiche, nuove. Perché allora non farlo insieme, migranti e residenti?!? Una sfida che ci interpella fortemente come Chiesa, oggi.

Sono 25.000 le persone già raggiunte, con la nostra band: abbiamo cantato a Napoli, al Concerto del 1° maggio, al Teatro S. Carlo. Abbiamo collaborato con la comunità nigeriana presso la stazione di Napoli, con la quale abbiamo realizzato una sessione di registrazioni incredibili, all’insegna della creatività e della libertà! Sappiamo che dietro ad ogni forma di violenza c’è un’integrazione mancata.

Vogliamo dare il nostro contributo per una convivenza possibile attraverso un linguaggio pacificato non aggressivo o di denuncia, ma costruttivo. Vogliamo arrivare fin dentro alle nostre case e cambiare anche le nostre ninne-nanne, che ci facevano addormentare mettendoci in guardia dall’uomo nero!

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