Ero in partenza per animare le assemblee in Camerun ed in India e sr. Antonella mi chiede: cosa ne pensi di andare in Tunisia a fine febbraio? La domanda mi ha colto di sorpresa. Ci ho pensato un attimo ed ho accettato.  Alla fine di febbraio sono partita per Tunisi dove sono rimasta fino 10 marzo.

Sr. Rekha, una nostra consorella, mi aspettava all’aeroporto ed insieme a lei, per la prima volta, ho visto Tunisi, la città dove stiamo iniziando una nuova presenza. Una città bella, diversa dalle altre città dell’Africa che già avevo conosciuto.

L’arcidiocesi ci ha dato una casa confortevole, in una delle periferie di Tunisi, a mezz’ora di treno dal centro della città. Prima di noi vi abitava un’altra congregazione che, a causa della diminuzione delle vocazioni ha dovuto, con molta tristezza, chiudere quella comunità.

Da una settimana sr. Rekha abita qui, ad Hammam – Lif. Insieme abbiamo percorso le vie del rione per conoscere i luoghi della vita quotidiana, affollati, pieni di vita e di donne velate. Spazi preziosi di incontro e di scambio per conoscersi meglio.

A Tunisi sr. Rekha mi ha fatto conoscere alcune comunità religiose, una casa di anziani dell’arcidiocesi, la Caritas. Abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica domenicale in una parrocchia il cui responsabile è il vicario generale dell’Arcidiocesi e dove padre Anand, del PIME, è ospitato mentre studia la lingua araba e conosce meglio la realtà dell’arcidiocesi. Visitando queste realtà ecclesiali ciò che mi ha colpito è stata l’accoglienza e la gioia di saperci lì, con loro.

È una Chiesa viva, i cui membri sono per la maggior parte migranti che provengono da diversi Paesi, per diverse ragioni varcano i mari o percorrono chilometri, via terra, per raggiugere la costa. Ma ciò che è più bello è questo “misterioso” intrecciarsi di culture e tradizioni religiose. Il canto del moazim che ritma la giornata, la ricchezza del patrimonio archeologico e la testimonianza preziosa lasciata dai Padri della Chiesa (Sant’Agostino e San Cipriano) e da alcuni martiri (Perpetua e Felicita).

Sembra essere la chiesa dell’incontro e della visitazione, un crocevia di popoli, soprattutto africani, e culture. Ha un fascino diverso, mi ha dato l’impressione di essere una chiesa dell’ascolto e della fraternità che, nella gratuità, si fa vicina alle persone nella loro quotidianità e le incontra semplicemente per essere “presenza”.

Come posso dire questo? Perché mi ha colpita la cura delle relazioni e l’attenzione nel farti sentire accolto. Sr. Françoise, poco prima di lasciare Hammam – lif, ci diceva: sono contenta che venite voi perché continuerete a coltivare le relazioni con le famiglie della porta accanto e che negli anni abbiamo costruito. Un’altra suora, da poco destinata ad un altro Paese dell’Africa del Nord, condivideva la sua tristezza nel lasciare questa città. Mi raccontava qualcosa della sua esperienza: aveva construito rapporti veri e profondi con alcune giovani e famiglie, faceva esempi e diceva di aver compreso quanto questo fosse importante in questa realtà. La gioia dell’incontro qui ha un “sapore” tutto particolare.

sr. Rosanna Marchetti

 

 

 

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