Come cristiani siamo di nuovo per strada. Per qualche secolo ci eravamo convinti di avere fissa dimora in un mondo immutabile. Invece la storia ci ha rimessi in viaggio. In compagnia di questa umanità irrequieta che con innegabile coraggio continua a ricercare se stessa.”

Questa frase che ritaglio dal libro di Giuliano Zanchi, Rimessi in viaggio (Ed. Vita e Pensiero) mi offre lo spunto per fermarmi a considerare come, per davvero, spesso, noi cristiani possiamo sperimentare delusione e smarrimento di fronte a un  cristianesimo che non esiste più. Ci sentiamo tanto vicini a quei discepoli di Emmaus in fuga da Gerusalemme, per una Chiesa che sembrava una roccaforte sicura, immutabile, che non temeva confronti. E sentiamo anche noi il bisogno di qualcuno che cammini al nostro fianco. Uno straniero… che ci accosti come è successo più di 2.000 anni fa. E ci spieghi cosa è accaduto, ci apra gli occhi e ci aiuti a non fuggire dal presente, a stare con riconoscenza sul cammino del mondo e a sederci volentieri a tavola con gli uomini e le donne che sono, oggi, i nostri compagni di viaggio.

Abbiamo bisogno di un evento pasquale che si ripeta ancora una volta per noi, oggi. Un evento che ci aiuti a riconoscere di nuovo quella presenza che si fa compagna di viaggio, ci riscalda il cuore, ci faccia ritrovare nelle Scritture ciò che si riferisce a noi. Che ci aiuti a cercare quei segnali che ci permettono di ritrovare la strada verso Gerusalemme o verso la Galilea, e lasciare decisamente quella della fuga, della delusione o del risentimento.

Chi o che cosa oggi può rimetterci in viaggio con fiducia? Quali cammini la storia ci indica per uscire dalla sensazione di stallo in cui ci sembra di essere arrivati?

Penso alla via del dialogo con il mondo musulmano sigillata dal documento sulla fratellanza, firmata da Papa Francesco lo scorso 4 febbraio ad Abu Dhabi. Penso alla strada dell’accoglienza e della solidarietà a tutto campo verso chi bussa alla porta della nostra sicurezza. Ce la può indicare anche la compagnia teatrale “La Mangrovia” attraverso Mondominio, una pièce teatrale per risvegliare il nostro mondo dal torpore che sembra farci dimenticare o rinnegare la nostra stessa origine migrante. Penso alla strada della cura per il pianeta che ci viene proposta con forza da Greta Thunberg, una quindicenne che non smette di scuotere le nostre coscienze e quelle dei potenti della terra. O al messaggio che ci viene dal Sinodo per l’Amazzonia di ottobre 2019, che punta certamente alla cura per la nostra casa comune, ma anche a riflettere su quella casa comune che è la nostra Chiesa, chiamata a ripensarsi, a rivedere il suo cammino, il suo stile, il suo ruolo nel mondo. E a riprendere, umilmente, il cammino in dialogo con gli uomini e le donne di ogni cultura e di ogni credo.

Vi auguriamo di ritrovare anche nelle pagine della nostra rivista qualche segnale per riprendere il vostro viaggio.

Buona strada a tutti quindi… o meglio buon cammino pasquale.

sr. Antonia Dal Mas

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