Esattamente due anni fa, (era il settembre 2015) Cimi e Ufficio nazionale per la cooperazione tra le Chiese hanno pensato alla città di Brescia come luogo per ospitare il Festival della Missione. Abbiamo accettato quasi istintivamente perché si presagiva fin dai primi passi che questo percorso sarebbe stato fruttuoso, stimolante, faticoso, impegnativo.

Una sfida importante perché il livello organizzativo chiesto alla Diocesi di Brescia non implica solamente uno sforzo logistico, ma soprattutto richiede la capacità di intessere relazioni, collaborazioni, sinergie; come si usa dire oggi: fare rete, fare sistema.

Mi pare che “essere in comunione” esprima di più e meglio ciò che in questi mesi abbiamo operato. Abbiamo bussato a tante porte, tra le prime quella della Comune di Brescia, poi tante altre: gruppi, associazioni, fondazioni, onlus, parrocchie… Potrà forse sorprendere: nessuno ha detto no! L’idea del Festival come spazio e tempo per ridire si alla Missione, per ridirci che “Mission is possible” ha fatto breccia.

Da qui nasce la complessità e la bellezza del progetto:

  • . 16 comunità cristiane e 4 monasteri di clausura ospiteranno le veglie di preghiera e di testimonianza di inizio festival
  • . 450 giovani ospitati nelle comunità che hanno aperto le porte di oratori, istituti e famiglie
  • . 160 missionari provenienti da tutto il mondo
  • . 50 giovani che vivranno il Festival offrendosi come volontari.

Abbiamo accolto il Festival consci della storia che ci precede. In Diocesi di Brescia non vi è comunità, paese, comune, parrocchia dal quale non sia partito un missionario, una missionaria, un laico animato dal desiderio di vivere il Vangelo in comunione con tanti fratelli e sorelle lontani. Prima dell’era digitale, abbiamo imparato a conoscere il mondo anche attraverso le lettere che i missionari da ogni angolo del mondo scrivevano alle proprie comunità. Da questo contatto costante e profondo sono nati i gruppi missionari, le associazioni, le onlus che si sono impegnati, accanto ai missionari a sognare, costruire, edificare un mondo più fraterno, giusto e solidale.

Dalla nostra terra sono partiti San Daniele Comboni, la Beata Irene Stefani, la Beata Maria Troncatti. Da qui il Beato Paolo VI ha iniziato il suo ministero di Pastore per tutta la Chiesa. Una storia grande, che ci induce non solo a guardarci indietro con ammirazione, ma che ci spinge ad alzarci e osare ancora dire con la vita che la Missione è possibile.

Don Carlo Tartari (Direttore CMD-Brescia)

 

e sul palco… anzi in piazza!!!

Il Festival della Missione vuol essere innanzitutto un’occasione con la quale il mondo missionario si propone insieme per quello che già è. E lo fa in piazza, nei luoghi della vita quotidiana di una città, rivolgendosi a tutti e – in particolare – ai giovani.  In giro per il mondo ci sono bellissime e provocatorie esperienze di vita missionaria: sarebbe un peccato di omissione non provare a renderle eloquenti per tutti. I missionari vogliono condividere le “buone pratiche”, ovvero tutte quelle proposte culturali, iniziative, campagne di sensibilizzazione, libri (e non solo) realizzate negli anni e che spesso non si conoscono adeguatamente nemmeno dentro il mondo missionario! Come tutti i Festival, anche quello di Brescia abbraccerà molti linguaggi (musica, teatro, conferenze, attività ludiche per bambini e famiglie), ma decisamente prevalente sarà la modalità della testimonianza diretta: persone che si raccontano, dando volto e carne alla parola “missione”.

 Gerolamo Fazzini (Direttore artistico)

 

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